4 piante “da bacca” per il giardino

Novembre è arrivato, finalmente la Natura riposa. Il giardino è meno appariscente che d’estate, ma può riservare ancora tante belle sorprese… Per esempio, potete riempirlo di nuove forme e nuovi colori attraverso alberelli e arbusti carichi di frutti dai cromatismi accattivanti, portati sui rami da settembre fino al prossimo marzo. Esistono molte specie cosiddette “da bacca” che fanno al caso vostro: riaccendono lo spazio verde e rappresentano un motivo d’interesse nelle giornate di nebbia come in quelle soleggiate.

Fra le tantissime disponibili, ne abbiamo scelte 4 fra le più belle, tutte disponibili nel vostro Centro di Giardinaggio di fiducia.

Rosa rugosa, bellezza 4 stagioni

Qual è quella pianta che è decorativa 365 giorni l’anno? Ma è ovvio, è la Rosa rugosa! A partire da maggio si riempie di fiori semplici (doppi in ‘Hansa’) ma grandi, a coppa, in taffetà color carminio (bianchi, rosa chiaro o rossi nelle varietà), prodotti fino ad agosto. Contemporaneamente si ammanta di interessanti foglie rugose verde smeraldo, che divengono giallo canarino in autunno prima di cadere. Dai fiori, già a partire da luglio, si formano i frutti, cinorrodi (commestibili) tondeggianti prima arancioni e poi rosso carico, che perdurano tutto l’inverno sui rami nudi, decorati anche dalle grosse spine vistose.

Indistruttibile, sopporta i geli più intensi e le estati più torride purché molto ventilate (non è molto adatta alla Pianura Padana), resiste alle comuni malattie delle rose e si adatta perfino a terreni sabbiosi, sassosi o molto poveri. Si utilizza come esemplare singolo in un punto focale, in macchie o anche per siepi non alte ma fitte e riccamente spinose. Non richiede potature, se non di rimonda dal secco; datele però almeno 2 m di spazio intorno.

Sinforicarpo, le perle in giardino

La chiamano anche Perlina o Lacrime della Madonna, nomi comuni mutuati dai vistosi grappoli di frutti (drupe), bianchi o rosa a seconda di specie e varietà, che ricordano proprio, nella forma e nel colore, una collana di perle: decorano le piante dalla fine dell’estate sino ai geli invernali, quando diventano preda di molti uccelli come fagiani, pernici e altri (attenzione: per l’uomo e gli animali domestici sono leggermente tossici). I sinforicarpi o sinforine (Symphoricarpos albus, S. orbiculatus e S. occidentalis) si fanno però apprezzare sin da maggio-giugno quando sbocciano, fino a settembre, i fiorellini rosati, a forma di campanella. E anche per le foglioline, sono piccole e arrotondate, che trattengono sul lembo, dopo la pioggia, le goccioline d’acqua con l’aspetto di piccole perle luccicanti.

Si segnalano per l’adattabilità alle situazioni più infelici: scarsità di luce, terreni poveri, temperature molto fredde. Sono rustici, resistenti e immuni da malattie particolari, ma non sopportano luoghi o periodi siccitosi. Emettono facilmente nuovi stoloni che li rendono utili per contenere terreni scoscesi.

Aronia, i frutti superfood

In agosto-settembre l’Aronia arbutifolia si riempie di piccoli frutti tondeggianti, penduli, dal rosso al viola (neri nella varietà ‘Melanocarpa’), commestibili e di sapore asprigno, grazie all’enorme contenuto in vitamina C che li rende un superfood. Possiamo raccoglierli o lasciarli sulla pianta fino a primavera, sempre che non se li mangino gli uccellini. L’aronia però è decorativa a partire dalla primavera, quando questo arbusto di medie dimensioni (90-150 cm di altezza) si riempie di foglie lanceolate color verde brillante, che poi divengono rossastre o arancioni o rosso bronzo in autunno prima di cadere. E in giugno produce anche ampi mazzi di fiori bianco-rosati, con cinque petali.

Datele un luogo soleggiato o semiombreggiato; non teme il freddo e sopporta temperature molto rigide (fino a –15 °C). Tollera l’inquinamento e l’aria salmastra delle coste. Non regge invece periodi prolungati di siccità; da marzo a ottobre va annaffiata regolarmente, se non piove a sufficienza, e sopravvive anche in suoli umidi o poco drenati.

Arbutus, il tricolore in giardino

Verde come le foglie, persistenti e coriacee, con margine dentellato. Bianco come i fiori minuscoli ma riuniti in pannocchie pendule di campanelline, presenti da maggio fino a novembre (ma tutto l’anno nel Sud Italia). Rosso come i frutti, rotondi, granulosi e coloratissimi (inizialmente verdi, poi gialli-arancioni-rossi), da luglio a maggio, commestibili, di sapore dolce con retrogusto acidulo, anch’essi ambiti da numerosi uccelli, tra cui merli, tordi, gazze, ghiandaie, colombi e tortore (specie ideale per il birdwatching). Per la coesistenza di questi tre colori, nell’Ottocento il corbezzolo (Arbutus unedo) divenne il simbolo dell’unità d’Italia.

Cespuglio di 2 m d’altezza, va piantato in posizioni riparate dai venti e, nel Nord, in punti esposti a sud. Preferisce un terreno acido, povero di sostanza organica e ricco di scheletro. Va annaffiato solo per i primi 2 anni dall’impianto. Non necessita di potature (dategli però 2 m di spazio intorno). Può vivere in contenitore, molto grande (min 50 cm ø).